Cos’è il dolore e come dev’essere interpretato.
- Cesare Sartore
- 28 dic 2021
- Tempo di lettura: 2 min
Molti miei clienti vogliono risolvere un problema che genera una condizione dolorosa. Il che costituisce un desiderio comune è comprensibile: eliminare un fastidio e stare meglio. Come raggiungere questo obiettivo?
Il passo più importante corrisponde all'interpretazione del dolore.
Il dolore è un allarme che il nostro corpo ci invia dicendo “ehi guarda che qui c’è qualcosa che non va, aggiustami”. Generalmente, invece di interpretare il segnale, finiamo per metterci dei tappi nelle orecchie assumendo antinfiammatori o antidolorifici, che risolvono solo apparentemente il problema.
I processi infiammatori sono fisiologici, il che vuol dire che si attiva un processo naturale per riparare i tessuti danneggiati. Prendere un antinfiammatorio, quindi, rallenta la riparazione dei tessuti.
Nel caso di un dolore cronico, invece, non ci sono tessuti danneggiati, e ciononostante percepiamo un’area dolorosa.
In entrambi i casi, è importante considerare empiricamente la condizione dolorosa e sviluppare un profilo di intervento personalizzato.
In questo post raccolgo e descrivo alcune immagini che esemplificano la condizione di dolore (principalmente estrapolate da “explain pain”- Butuer & Moseley)

L'esempio riportato (un chiodo che trafigge il dito) è chiaro ed esemplificativo. Si tratta di un trauma meccanico e diretto: il sistema nervoso centrale (cervello) reagisce a una serie di stimoli inviati dai nocicettori, e questi attivano un allarme.
Se invece di un trauma meccanico diretto, e quindi facile da interpretare, sentissimo un dolore alla schiena che permane da diverse settimane, come spiegarlo?
In questo caso le variabili che causano il dolore possono essere molteplici. È quindi fondamentale intraprendere un percorso di consapevolezza motoria basato sullo sviluppo della tensegrità del corpo.
In tal modo il corpo acquista resilienza e l’obiettivo principale è creare una nuova baseline che annulla la presenza del dolore.

La teoria delle vette gemelle spiega ancora meglio il concetto di baseline appena citato. Come si può vedere dal disegno, dopo un trauma o un infortunio la tolleranza al dolore e la protezione dal dolore diminuiscono.
Si è creata quindi una nuova baseline: ciò significa che eventi traumatici successivi al primo, i quali in condizioni normali sarebbero stati a malapena percepiti dal nostro sistema in quanto poco invasivi, vengono invece amplificati.
Lo sviluppo di un programma individualizzato permette di portare la baseline ai livelli fisiologici ottimali.

Poco da aggiungere. Questo è un chiaro esempio di come stiamo alimentando le aziende farmaceutiche pensando di fare del bene al nostro corpo, mentre stiamo solamente alterando la sua capacità di autoguarigione.

Probabilmente molti di noi si rivedono in questa immagine.
Durante gli orari di ufficio molte persone si accorgono di avere aree dolenti, e questo può dipendere dagli atteggiamenti posturali, ma non solo.
Se le relazioni con il capo o i colleghi sono pessime, questo può essere un fattore psico-sociale che aumenta la percezione del dolore in determinate aree. Il dolore dipende direttamente dalla sua causa percepita. Vale a dire che più la causa crea stress, più il dolore è intenso.
Tornerò sicuramente su questo argomento perché le figure professionali che dovrebbero parlarne e spiegare effettivamente cos'è il dolore, in realtà cercano di evitarlo.
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